Mondiali di nuoto – Roma 2009 la “Cricca delle grandi opere…incompiute”.

Vela

Per i mondiali di nuoto di Roma 2009, sono stati spesi circa 400 milioni di soldi PUBBLICI! Questa è la cifra sprecata per la costruzione, peraltro INCOMPIUTA,  della cosiddetta “Città dello Sport” di Tor Vergata e di altre opere pubbliche.

Queste opere, iniziate nel 2006 sotto l’amministrazione Veltroni, con la gestione dei fondi affidata alla Protezione Civile di Guido Bertolaso e sotto la supervisione dell’ingegner Angelo Balducci designato dal governo Berlusconi, affidate (indovinata a chi?) alla “Vianini Lavori” del gruppo Caltagirone. Che coincidenza! Oltretutto un decreto dell’ottobre 2005 stabilisce inoltre che la manifestazione sportiva debba rientrare tra i grandi eventi e quindi di competenza diretta di Bertolaso e di quella che diverrà nota come la “Cricca delle grandi opere”.

Nel febbraio 2007, visto già il ritardo nei lavori, i responsabili dell’evento, per rispettare i tempi, decidono di stralciare da quanto progettatoalcune opere. Il fine era quello di riuscire a recuperare 256 milioni di euro per completare in tempo almeno le strutture basilari. Verso la fine del 2008 si decide però che la manifestazione si deve tenere al Foro Italico, struttura già pronta ed efficiente. Per le necessarie ristrutturazioni, si attinge dai 256 milioni risparmiati, abbassando il “fondo” a 190 milioni di euro. Nel 2009 i lavori a Tor Vergata hanno una battuta d’arresto per mancanza di fondi, anche se si era speso fino a quel momento una cifra ben lontana dai 60 milioni di euro inizialmente ipotizzati per costruire l’intero impianto. Due anni dopo, con la nuova candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2020, riparte il cantiere (senza una data certa di consegna). La cifra stimata per il completamento sale a 660 milioni di euro.

Passano pochi mesi e spunta l’azienda privata Nec Group International, la quale si impegna con il Campidoglio a versare tra i 380 e i 500 milioni di euro, chiedendo in cambio la gestione degli impianti sportivi per 25 anni e il via libera per costruire attività commerciali di 40mila metri quadrati su un’area disponibile. I lavori si bloccano nuovamente nei primi mesi del 2012, dopo il no del presidente del Consiglio Mario Monti all’appoggio della candidatura di Roma, viste le condizioni economiche in cui si trova l’Italia.

Inoltre ci sono ancora altre opere incompiute. Oltre alla conosciutissima vela di Calatrava, c’è il Polo natatorio di Ostia e quello di Valco San Paolo, sull’Ostiense. Entrambi facevano parte degli interventi previsti per la realizzazione dei “Mondiali di Nuoto Roma 2009”, sono stati inaugurati in corso d’opera pochi giorni prima della manifestazione internazionale, per poi chiudere subito dopo. Complessivamente si sono bruciati così 42 milioni di euro di finanziamenti pubblici, rispettivamente 26 milioni per il Polo di Ostia e 16 per quello di Valco San Paolo, in un periodo in cui lo spettro della crisi economica mondiale, partita dagli Stati Uniti, sembrava ancora lontana e c’era chi riteneva di poter usare le risorse pubbliche, se non altro, con una certa leggerezza. Basti pensare che la piscina olimpionica non venne mai utilizzata per i Mondiali perché era più lunga di un metro e mezzo rispetto alla misura standard prevista, 50 metri. Ad accorgersene furono proprio gli atleti olimpici arrivati ad Ostia per allenarsi prima della competizione, e in particolare il team inglese che dopo essersi accorto dell’anomalia ha dovuto abbandonare immediatamente la piscina.

E comunque a distanza di quasi 10 anni “la Città dello Sport” rimane ancora un cantiere aperto e c’è ancora QUALCUNO che la vorrebbe riproporre alle Olimpiadi 2024.

Pubblicato da Riziero Alberico

Nato a Marcianise (CE) il 31/05/1970, attualmente docente di Economia Aziendale a Formia e assegnato provvisoriamente a Pinetamare.

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