La scuola italiana tra le ultime d’Europa

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Nel 2014 il risultato disastroso ottenuto dagli studenti italiani nei test internazionali PISA (Il Programma per la valutazione internazionale dell’allievo) ha posto l’Italia in una posizione molto bassa tra i paesi dell’OCSE: infatti, con 485 punti, risulta sotto la media OCSE di 494 punti. La Finlandia invece si trova tra i primi paesi europei e vanta una posizione generale di rilievo per una formula evidentemente vincente. Cosa che invece non sono riuscite a fare tutte le riforme scolastiche che si sono succedute negli ultimi anni, con l’obiettivo di avvicinare il nostro sistema scolastico a quello europeo, in quanto il nostro era ancora fermo alla Riforma Gentile (a mio parere di gran lunga superiore).

Tanti cambiamenti che facevano pensare ad una scuola dinamica e attenta alle esigenze delle generazioni in crescita, eppure così non è stato e i risultati si sono visti. E non parlo solo dei test PISA degli studenti italiani, anche di tutte le vicissitudine negative che hanno e stanno attraversando sia docenti che alunni.

Per quanto concerne la figura del docente italiano, c’è una sostanziale differenza rispetto al collega europeo che, nella maggior parte dei casi e soprattutto in Finlandia prima per il sistema scolastico, gode del riconoscimento sociale, è stimato ed è un vero professionista.  Ha uno status sociale importante e non vive la frustrazione del suo collega italiano. Sempre in  Finlandia, chi insegna alla scuola di base insegna anche all’università. Superano selezioni severissime e sono soggetti a continui aggiornamenti: ogni quattro ore di lezione due sono dedicate alla formazione in itinere. Restano a scuola tutto il giorno e sono di supporto agli alunni in difficoltà. Inoltre sono valutati dai loro stessi alunni, il preside e una commissione di esperti e tutto è vissuto con la massima serenità.

Riguardo agli studenti, la stragrande maggioranza, dopo le scuole smette di leggere (7 su 10 dichiarano di non aver letto nemmeno un libro nell’ultimo anno), di studiare ed informarsi; anche i dirigenti o i manager laureati smettono di istruirsi e di leggere, colpa della mentalità diffusa che la cultura sia costosa e senza benefici pratici. Pubblicitari, stilisti, estetisti, manipolatori dell’immaginario collettivo, spacciatori di false promesse, venditori di un futuro impossibile, agenti senza scrupoli del consumismo universale, comici da due soldi, programmatori televisivi, politici ladri, speculatori, mafiosi sanguisughe della società: ecco qual è la classe dirigente che fa d’esempio ai piccoli studenti italiani che si siedono tra i banchi di scuola, la stessa classe dirigente che ci ha portato ad essere spaesati, poveri di cultura, senza pensiero critico e senza un capacità di parola adeguata per confrontarci con il resto del mondo.

Pubblicato da Riziero Alberico

Nato a Marcianise (CE) il 31/05/1970, attualmente docente di Economia Aziendale a Formia e assegnato provvisoriamente a Pinetamare.

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